lunedì 9 giugno 2008

Trecentoventesimo. Il trofeo aermacchi visto da dietro.



Seconda domenica di giugno duemilaotto. E' un giugno piovoso, degno successore di un maggio piovoso.
Anche oggi il cielo non promette nulla di buono, pero' non piove, qualche speranza c'e'.
Che cosa spinga un uomo in una mattina come questa ad uscire dal letto per andare a farsi dodici kilometri di corsa a piedi non lo so'.
Vado avanti a pormi questa domanda mentre faccio colazione e mi preparo ad uscire, prima o poi una risposta arrivera'. Boh...
Percorro in auto la strada che tutte le mattine mi porta al lavoro. Sembra incredibile non trovare traffico, pochissime auto e molte biciclette... il sogno di ogni frustrato di questo tragitto!
Siccome tra i frustrati di questo tragitto ci sono anch'io decido che questa puo' essere gia' una buona ragione per essere uscito di casa oggi.
Arrivo in ditta verso le otto e dieci. Incredibile. Ci son gia' macchine dappertutto, il prato e' stato adibito a parcheggio supplementare e l'area del CRAL si e' trasformata in uno spogliatoio a cielo aperto.
Parcheggio anche la mia auto nel prato e mi incammino verso... verso... boh... se tutti vanno in una direzione sara' quella giusta probabilmente, no?
Saro' un pesce fuor d'acqua? Era uno dei grossi dubbi che avevo. Non sono un podista, non ci assomiglio neppure. Non ho neppure un pantaloncino ed una canotta per travestirmi da runner e mescolarmi agli altri.
Invece a quanto pare non serve, c'e' proprio di tutto qui! L'atmosfera del posto "senza selezione all'ingresso" mi ricorda un po' il Nautilus (famosa/famigerata discoteca di Cardano al campo che frequentavo in "gioventu'"...), dove eri a tuo agio sia in giacca e cravatta che in tuta da ginnastica.
Bello, il ricordo del Nautilus... e' sicuramente un'ottima ragione... la seconda buona ragione, per essere venuto qui stamattina!
Arrivo ai gazebo. Quanta gente! E qui inizia la sorpresa, tra diversi colleghi che conosco piu' o meno di vista ed un sacco di gente che non conosco mi ritrovo tre personaggi "noti" che non vedevo da tempo.
Naturalmente lo stupore e' stato reciproco e nonostante il tempo passato abbiamo ancora qualcosa da dirci.
Arriva anche Dario, presidente del gruppo nuoto e organizzatore della traversata del lago maggiore. Oggi corriamo insieme? Mi pare un'ottima idea!
Incredibile, nonostante la titubanza iniziale sono gia' assolutamente a mio agio e mi sento un po' ad una festa tra amici. Cool! Come direbbero gli americani... per me e' un'altra ragione da aggiungere alla mia lista, e' la terza e potrebbe essere abbastanza grande da non doverne cercare delle altre.
Ore nove. Dagli altoparlanti chiamano tutti alla linea di partenza. Siamo pronti. Io e Dario optiamo per rimanere nelle retrovie ed evitare "l'ammucchiata" di chi e' venuto qui per fare la prestazione.
Attorno a noi vedo altre persone sorridenti ed assolutamente rilassate, niente stress da gara, espressioni tese o roba simile, vista da qui dietro la gara ha un'aspetto decisamente "easy".
Mentalmente provo a pensare ad una canzone che faccia da colonna sonora a questo momento, mi viene in mente "Get Around" dei Beach Boys e mi viene abbastanza da ridere pensando a come sarebbe tutto perfetto se dagli altoparlanti arrivassero davvero quelle note.
Si parte! Ci mettiamo in moto ed iniziamo la nostra corsa a ritmo abbastanza blando, non ci siamo scaldati, meglio non esagerare.
Dario e' abbastanza noto ai sistemi informativi, oltre che per le sue imprese sportive (nuoto, corsa, triathlon) per la sua loquacita', cosi' iniziamo a chiacchierare sulla corsa di oggi e su suo figlio Alberto che e' gia' sicuramente parecchio piu' avanti di noi essendo un agonista.
Non sono una persona alla quale e' necessario strappare le parole di bocca, cosi' passiamo da un discorso all'altro parlando un po' delle reciproche esperienze sportive, certo che lui ne ha da raccontare molte piu' di me!
Quarto kilometro, son passati una ventina di minuti dalla partenza e troviamo il primo ristoro, decidiamo di tirar dritto, nessuno dei due ha gia' fame o sete.
Durante la corsa Dario saluta tutti quelli che incontra lungo il percorso, inizialmente mi domando come faccia a conoscere tutta quella gente, poi mi accorgo che non li conosce tutti, semplicemente li saluta come si fa' di solito in montagna con chi si incontra sul sentiero. Bella cosa.
Ci troviamo nel bosco abbastanza infangato, l'ottima organizzazione ha pensato intelligentemente di mettere della segatura lungo i tratti piu' infangati, rendendoli tuttosommato percorribili senza mettere a rischio le caviglie. Bravi.
L'unica brevissima salita del percorso va' fatta camminando, e' uno stretto canale fangoso e scivoloso. Nessuno si azzarda a farlo correndo, molti si aggrappano addirittura ai rami delle piante attorno per aiutarsi a mantenere l'equilibrio. In cima alla salita vedo Maurizio che scatta delle foto con la macchina digitale compatta.
Lo saluto e riprendo a correre, poi vedo la sua vespa parcheggiata accanto al sentiero... azz... manco due passi ha fatto!
La salitella ha spezzato un po' il ritmo ed ha interroto quel chiacchierare che sembrava interminabile tra me e Dario, ma non ci vuole poi molto a riprendere a far girare gambe e... lingue.
Il percorso si snoda nel bosco dove c'e' profumo di funghi ed il sentiero e' largo e ben battuto.
Sembra incredibile accorgersi che, nonostante tutta la nostra polleggiatezza, continuiamo raggiungere e lasciarci alle spalle persone che al via sembravano decisamente piu' veloci e determinati di noi. Inizio a sentirmi un po' podista anch'io, questa mi pare un'ottima quarta ragione da mettere nella mia lista.
Torniamo fuori dal bosco, guardo l'orologio, corriamo da 45 minuti. Non me ne sono neppure accorto tant'ero preso a chiacchierare con Dario.
Non sento stanchezza, non ho il fiato corto, guardo le strade e le case di Venegono. Qualcuno e' alla finestra o al cancello e guarda passare la corsa, naturalmente Dario saluta anche loro.
I volontari della protezione civile fermano le auto per farci passare, gli automobilisti, chiusi nelle loro scintillanti scatolette di lamiera non sembrano particolarmente felici della cosa.
Bello poter correre in strada senza rischiare di essere investiti. Ragione numero cinque.
Si vede il campo volo. Ultimo kilometro. Come ultimo kilometro? Eh, si... sul cartello c'era proprio scritto ultimo kilometro. Possibile che sia gia' finita?
Decidiamo di allungare il passo sul rettilineo dell'arrivo, vediamo delle persone che si stanno gia' cambiando nel prato, trasformato in parcheggio, trasformato in spogliatoio.
Guardo l'orologio ufficiale dell'arrivo: 1 ora 6 minuti 33 secondi. 12km. Pensavo peggio.
Dario mi lascia tagliare il traguardo prima di lui, prendo il mio tagliandino verde che indica la mia posizione di arrivo. Tre cifre. Tre-due-zero. Trecentoventi. Sono trecentoventesimo.
Torno nell'area dei gazebo, la zona e' piena di gente sudata ma visibilmente soddisfatta. Approfitto dell'ottima merenda che trovo sui tavoli: pane e marmellata, pane e nutella, frutta, gatorade, the caldo e freddo, acqua per tutti. Un'ottima merenda fa' salire le ragioni a sei.
Saluto quelli che conosco e mi avvio verso l'auto per cambiarmi, c'e' gente che continua ad arrivare, ognuno con la propria andatura, ognuno ha fatto 12km. Bravi. Siamo stati tutti bravi.
Dario, e' stato veramente un piacere fare questa corsa con te, sei sicuramente la ragione numero sette.
Salgo in macchina, esco dal prato e prendo la via del ritorno a casa. Sono contento di questa mattinata, ho deciso che mettero' via il ricordo di questa corsa per il giorno in cui avro' bisogno di qualcosa di bello a cui pensare.
Fermo al semaforo provo a guardare la mia faccia riflessa nello specchietto retrovisore.
La mia domanda iniziale ha gia' una lista di ben sette risposte, ma il sorriso che vedo in quello specchietto e' la piu' grande e importante di tutte.
Otto buone ragioni per correre, addirittura otto...

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